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Nel mondo del vetro non esistono scuole, solo insegnanti: i maestri vetrai più anziani, custodi di un sapere che si tramanda solo a voce e a gesti. Per proteggerne i segreti.
Tanto che all’epoca della Repubblica della Serenissima i vetrai erano autorizzati a godere di privilegi e immunità fuori dal comune, ma obbligati a non lasciare mai la Repubblica, per mantenere il loro sapere tra Murano e Venezia.
Con il passare dei secoli i maestri hanno superato i confini del territorio veneziano, senza però abbandonare le tradizioni di un mestiere sospeso tra sensibilità artistica e manualità, di cui è destinato a diventare maestro solo chi comprende il perfetto equilibrio.
La quotidianità del vetro richiede dedizione, pazienza e costante applicazione.
I maestri iniziano a lavorare all’alba, mettendo alla prova la resistenza del vetro. Se la materia non si spezza per la loro energia, partono con la creazione degli oggetti.
Gli strumenti sono gli stessi da secoli e ogni maestro ha i suoi personali. Il più usato è la canna con cui si soffia aria nella sfuggente massa fusa, lavorata poi velocemente con pinze, aste e forbici. La sequenza di movimenti è rapida e decisa, sempre coreografica, capace di lasciare a bocca aperta ogni spettatore.
Il maestro crea, aiutato dai suoi assistenti, e si confronta contemporaneamente con artisti chiamati da tutto il mondo per ispirare la sua artigianalità. Il progetto è corale e ricco di contaminazioni, questo è il tratto distintivo del catalogo di VENINI.
Se la lavorazione del vetro non è per tutti, alcune sue tecniche si distinguono ulteriormente per la complessità. Motivo per cui i maestri si specializzano su una o sull’altra a partire dalla loro sensibilità e bravura.